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CRESCITA E RISCHIO PER L’ELETTRONICA E L’ELETTROTECNICA ITALIANA

da | 26 Set, 25 | Editoriale |

Il settore elettronico ed elettrotecnico italiano si conferma uno dei motori dell’industria nazionale: oltre 100 miliardi di euro di fatturato, con un terzo destinato all’export, e prospettive legate alla transizione digitale ed energetica. Tuttavia, questa traiettoria incontra un ostacolo strutturale: la mancanza di competenze. Secondo le indagini più recenti, tre imprese su quattro non riescono a reperire tecnici e ingegneri, il 70% ha dovuto rallentare o sospendere progetti e quasi un terzo ha perso opportunità di mercato.

Si tratta di un fenomeno che non riguarda singole aziende, ma l’intero sistema Paese. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro tecnico-professionale interessa oltre il 73% delle imprese manifatturiere, a fronte di un 65% nei servizi. L’85% delle assunzioni programmate dalle imprese riguarda profili specializzati in elettronica ed elettrotecnica, ma la formazione scolastica e universitaria continua a produrne un numero largamente insufficiente. La conseguenza è un paradosso evidente: la domanda globale di elettronica cresce, il mercato italiano avrebbe le condizioni per intercettarla, ma la carenza di risorse umane qualificate frena la competitività.

In questo contesto, il tema non può essere ridotto alla sola responsabilità delle imprese. La fuga dei giovani all’estero – quasi 190 mila nel solo 2024 – è certamente favorita anche da retribuzioni poco attrattive e prospettive di carriera limitate, ma soprattutto da un quadro politico-industriale che appare disomogeneo e intermittente. A differenza di altri Paesi europei, dove le politiche di sostegno alla filiera elettronica sono accompagnate da strategie di formazione tecnica coordinate, l’Italia non dispone di un piano organico. Gli ITS faticano a decollare, i percorsi universitari tecnico-scientifici non vengono rafforzati, e i meccanismi di raccordo scuola-impresa restano episodici.

Il risultato è che il settore, pur mostrando solidità nei numeri, si trova in una condizione di vulnerabilità strutturale. La crescita dei prossimi anni rischia di essere compromessa dall’assenza di un capitale umano adeguato e da una politica industriale che non ha ancora assunto l’elettronica come priorità strategica nazionale, al pari dell’automotive o dell’energia.

La questione, dunque, non riguarda soltanto il mercato del lavoro, ma la capacità del Paese di orientare risorse, formazione e incentivi verso un comparto che rappresenta un’infrastruttura abilitante per l’intera economia. Senza un intervento sistemico, l’Italia rischia di rimanere in una posizione marginale nella catena globale del valore, trasformando un settore in espansione in un’occasione mancata

A cura di Armando Martin

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